Assorinnovabili: “lo spalma incentivi ha minato credibilità e principi stato di diritto”

Assorinnovabili: “lo spalma incentivi ha minato credibilità e principi stato di diritto”

Ogni giovedì lo speciale “4 domande a” sulle tematiche di transizione energetica, futuro fotovoltaico, crisi del settore e investimenti green. In questo numero ospite Agostino Re Rebaudengo, presidente di Assorinnovabili. Nell’intervista si parla dei benefici delle rinnovabili sul sistema elettrico nonostante la componente A3 in bolletta, di ripresa del fotovoltaico tramite SEU e sistemi di accumulo e del ruolo delle rinnovabili in 10 anni in ottica di grid parity e transizione energetica.

 

Di seguito l’intervista. Ringraziamo Agostino Re Rebaudengo per la disponibilità e per le accurate risposte.

Nell’ultimo anno il fotovoltaico è stato ben maltrattato: si è abbassato il tasso di ammortamento, si è introdotto l’IMU, si è dimezzato il valore dei prezzi minimi garantiti, si sono ridotte retroattivamente le tariffe incentivanti. Anche Lei come altri protagonisti del settore si è chiesto che senso abbia far crescere una filiera per poi affossarla?

Ha poco senso, soprattutto considerando il fatto che le fonti rinnovabili hanno prodotto innegabili benefici al sistema italiano. Un nostro recente studio ha calcolato ad esempio che il risparmio cumulato in termini di minor prezzo dell’elettricità all’ingrosso portato dalle fonti pulite ammonta a circa 7,3 miliardi di euro. In termini di ricadute occupazionali, i posti di lavoro lungo tutta la filiera (dalla fabbricazione degli impianti e dei componenti fino all’O&M) sono quantificabili in 130.000 al 2012-13. Non va infatti dimenticato che, grazie alle FER, si generano anche nuove attività economiche, industriali e di servizi, con evidenti vantaggi anche per il nostro PIL. Come dimostrano importanti studi indipendenti, il saldo tra i costi sostenuti per lo sviluppo delle energie rinnovabili e i benefici legati a questo genere di produzione ad oggi è quantificabile tra i 30 e i 60 miliardi, senza contare i vantaggi per la salute e l’ambiente.

L’introduzione nell’ultimo biennio delle modifiche fiscali, normative e regolatorie da Lei citate ha comportato una caduta drastica dei rendimenti in questo settore e un effetto stimato paragonabile a 1 miliardo di euro all’anno di “restituzione” forzosa degli incentivi. Senza considerare che una manovra retroattiva come lo spalma incentivi, che viola i principi fondamentali di uno “Stato di diritto” mina gravemente la credibilità dell’Italia, rischia di cancellare qualsiasi ulteriore interesse ad investire nel settore delle rinnovabili e rischia di provocare un enorme danno di reputazione anche per gli altri settori.

 

Crisi e previsioni al ribasso inducono sempre più proprietari a mettere in vendita i propri impianti fotovoltaici. In controtendenza si registra la fiducia di investitori del settore ad acquistare impianti: nel 2015 varrà ancora la pena investire o si avvicina il momento di (s)vendere?

Il mercato secondario connesso all’acquisizione di asset fotovoltaici in esercizio è attivo anche in Italia e vede coinvolti principalmente fondi, società di investimento e entità industriali. Sebbene negli ultimi due anni si sia assistito ad una diminuzione del volume della potenza transata a causa della maggiore incertezza normativa alla quale sono sottoposti gli impianti esistenti. La Legge di Stabilità ha comunque confermato per il 2015 la possibilità di usufruire della detrazione Irpef al 50% per gli interventi di recupero edilizio, inclusi gli impianti fotovoltaici. Le imprese potranno cogliere nuove opportunità grazie alle configurazioni impiantistiche dei Sistemi Efficienti di Utenza (Deliberazione 578/2013/R/eel) e alla possibilità di usufruire dello scambio sul posto fino a 500 kW.assorinnovabili

Un altro settore che indirettamente potrà contribuire alla ripresa del fotovoltaico sia nell’ambito domestico sia industriale/commerciale sarà quello dei sistemi di accumulo (Deliberazione 574/2014/R/eel e s.m.i.). Tale componente, abbinata agli impianti, consente una migliore valorizzazione dell’energia elettrica prodotta a beneficio della rete, la quale dovrà gestire percentuali inferiori di immissioni. Il GSE in una recente nota (News del 23/12/2014) ha inoltre chiarito che i sistemi di “storage” potranno essere abbinati anche agli impianti incentivati e/o che beneficiano dei prezzi minimi garantiti.

Non mancano però gli aspetti sui quali si attende maggiore chiarezza regolatoria. Ad esempio, in riferimento alla volontà dell’Autorità di procedere ad un attento esame della struttura tariffaria per i clienti domestici ed all’ipotesi di aumentare il peso delle componenti fisse delle tariffe per l’uso delle reti, assoRinnovabili ribadisce l’importanza di non svincolare completamente gli oneri di rete dal consumo di energia elettrica. Tale scelta andrebbe a discapito degli interventi di efficienza energetica e di auto-produzione/auto-consumo.

 

L’industria solare italiana è fortemente colpita dall’entrata nel mercato di aziende cinesi che hanno fatto crollare i costi del fotovoltaico. Produttori di qualità italiani hanno perso competitività e sempre più posti di lavoro sono a rischio. Ci sono speranze per le imprese italiane per tornare ad essere competitive?

La filiera italiana delle rinnovabili è matura e può ancora contribuire a quel “ritorno alla manifattura” che l’industria si attende dopo anni di lenta ma incessante contrazione, anche e soprattutto, in un’ottica di esportazione.
Esiste oggi in Italia una filiera in grado di produrre ed esportare componenti per il solare fotovoltaico (es. inverter, quadristica, cavi, carpenteria, celle e moduli), il solare a concentrazione (es. tubi e specchi) e il solare termodinamico (es. tubi per contenere il sale fuso). Ma solo investendo nella ricerca si potrà vincere la competizione globale.

L’Italia può avere un ruolo importante nella Green Economy, a condizione che il Governo favorisca e/o sostenga gli investimenti privati e pubblici nell’ambito della ricerca e dello sviluppo sperimentale. Solo incrementando le risorse private e pubbliche destinate alla ricerca nel settore dell’energia, ad oggi di molto inferiori a quelle impiegate ad esempio in Germania e Francia, si potrà aiutare lo sviluppo italiano di nuove tecnologie in anticipo rispetto ai competitor internazionali. Le imprese, inoltre, sono pronte all’internazionalizzazione, ma bisogna costruire un sistema che le promuova all’estero. Se è vero, infatti, che la competizione internazionale e delle aziende cinesi è forte, in Italia si è sviluppata una filiera delle energie rinnovabili con un importante know-how nazionale, sicuramente competitivo e spendibile nei mercati esteri, soprattutto quelli geograficamente e culturalmente più vicini a noi, come l’Europa orientale e il Mediterraneo.

 

Il problema non è la Cina ma la politica energetica italiana che non ha creduto nella cosiddetta transizione e ancora oggi tentenna: si vogliono ridurre le emissioni di CO2 ma vengono ridotti i sostegni alle rinnovabili, si parla di sensibilizzazione alle rinnovabili ma viene spesso criticata la componente A3 in bolletta. Sulle base di tali premesse, quale ruolo avranno le rinnovabili in 10 anni?

Nelle previsioni della Commissione Europea, l’energia elettrica sarà la forma di energia maggiormente diffusa. La sua grande versatilità d’impiego e la facilità con cui può essere trasportata sulle reti di distribuzione e trasmissione la rendono adatta ad alimentare prodotti di prossima larga diffusione quali auto elettriche, pompe di calore, piastre a induzione. In questo contesto di auspicata crescente “elettrificazione dei consumi”, le rinnovabili possono e devono assumere il ruolo di protagoniste. Bisogna credere nella transizione ed accompagnarla, come già stanno facendo numerosi altri paesi e grandi imprese nel mondo. Ci auguriamo che anche la politica italiana evolva in questa direzione.

La grid parity per il fotovoltaico è sostanzialmente raggiunta, per le altre fonti occorrono ancora qualche anno. Alcuni strumenti possono contribuire alla realizzazione di questo risultato senza costi per il sistema elettrico, come lo sviluppo dei Sistemi Efficienti di Utenza, dei contratti bilaterali di lungo periodo o l’integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato elettrico attraverso una revisione delle regole. In generale, promuovere le rinnovabili comporta un costo, come la componente A3 in bolletta, ma è importante sottolineare che, come si è detto, le energie rinnovabili hanno portato un calo del prezzo dell’elettricità e inoltre i soldi spesi in forma d’incentivi per avviare la produzione e installare gli impianti saranno più che risparmiati domani in termini di minor “fattura energetica italiana” e maggiore indipendenza dall’estero. In dieci anni quindi vedo le rinnovabili competitive rispetto alle fonti fossili e interpreti di un ruolo da protagoniste nel mix energetico italiano, contribuendo a raggiungere l’indipendenza energetica dall’estero e a centrare gli obiettivi di maggiore efficienza e minori emissioni che significano enormi risparmi per la salute e grandi benefici per l’ambiente.

 

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