Dazi pannelli fotovoltaici: gli effetti di pratiche commerciali inefficaci

Dazi pannelli fotovoltaici: gli effetti di pratiche commerciali inefficaci

Da alcune settimane prime pagine di giornale, elezioni a parte, si concentrano sulla prossima guerra di dazi commerciali tra USA, Cina e UE. Nell’industria del solare, i dazi pannelli fotovoltaici non sono una novità, anzi da tempo organizzazioni di settore cercano di trovare una soluzione per limitare prassi penalizzanti il mercato.

 

La questione dei dazi pannelli fotovoltaici non è una novità nell’industria dell’energia solare. Per anni l’UE ha fissato dazi compensativi sui pannelli prodotti in Asia nella lotto contro i meccanismi di dumping sulle celle solari (dumping: l’export da parte di una nazione o azienda di un prodotto ad un prezzo inferiore rispetto al prezzo applicato nel proprio mercato). A seconda del produttore furono fissate imposte doganali tra il 3,5 e l’11,5%, rinnovate lo scorzo marzo 2017 per ulteriori 18 mesi. Gli oppositori ai dazi doganali sostengono che tali misure comportano notevoli svantaggi in quanto tendono ad aumentare il prezzo finale dei pannelli fotovoltaici per il consumatore finale. Non solo, meccanismi di controllo doganale rendono più difficile l’approvvigionamento dei pannelli sotto un profilo logistico.

A inizio 2018, in linea con il proprio slogan America first, è arrivato l’annuncio da parte del presidente Trump di introdurre dazi commerciali per le importazioni di pannelli fotovoltaici. Nel proprio obiettivo di proteggere i propri colossi del fotovoltaico in crisi (Solarworld, Suniva, First Solar e sebbene non in crisi Tesla) si intende applicare un sovrapprezzo del 30% per le importazioni di celle oltre i 2,5 gigawatt. Dazi che scenderanno al 15% dal quarto anno prima di estinguersi.

 

Effetti dei dazi pannelli fotovoltaici: calo installazioni e mercato nero

Secondo GTM Research gli effetti dai dazi indicano un rialzo dei prezzi dei moduli, in primis negli USA. Non solo, si prevede un calo delle nuove costruzioni del 10% a causa delle tariffe doganali.

In Germania nel corso del 2017 si sono registrati tentativi di aggirare le tariffe di importazione doganali. A marzo, il tribunale di Nürnberg-Fürth ha avanzato un’accusa per ricettazione ed organizzazione criminale contro quattro persone e il produttore cinese PV Risen. Ad ottobre un altro caso è emerso da Norimberga per cui si indaga sull’evasione di oltre 30 milioni di € per l’evasione di misure antidumping e dazi compensativi. Sei mandati di arresto sono stati emessi in un caso che sembra coinvolgere società satellite in Hong Kong e Lussemburgo.