Opzione B spalma incentivi: calcolo e verità nascoste

Opzione B spalma incentivi: calcolo e verità nascoste

Il calcolo dell’opzione B a seguito dell’applicazione della legge spalma incentivi sembra provocare perplessità. Come si calcola la tariffa e, soprattutto, cosa si nasconde dietro tale provvedimento?

 

Opzione B spalma incentivi: come calcolare la tariffa.

A differenza delle opzioni spalmaincentivi A e B, in cui una singola aliquota è calcolata in base agli anni residui di tariffa incentivante, l’opzione B applica un regime modulare “spalmato” sugli anni rimanenti. Cosa significa?

In base alle tabelle fornite dal GSE, in base agli anni e mesi di regime incentivante residui, viene applicata per i primi 4 anni (2015-2019) un’aliquota maggiorata che viene rimborsato nell’ultimi 4 anni di tariffazione. Nota: il legislatore volendo mantenere la tariffa incentivante al 100% nell’ultimo anno, ha spalmato la tariffa compensativa ai 4 anni antecedenti. Supponendo l’anno 2030 come fine di incentivazione, l’aliquota premio verrà infatti spalmata nell’arco temporale 2025-2029.

Nella fase intermedia, seguendo l’ipotetico esempio nel periodo 2020-2024, l’opzione B prevede un’ulteriore “spalmatura”: all’interno di tale periodo viene infatti applicata un’aliquota modulare intesa a risparmiare nei primi due anni, per rimborsare il tolto negli anni successivi.

Un’esempio pratico su un impianto di 16 anni e 8 mesi residui di tariffa incentivante. Seguendo le tabelle fornite dal GSE, gli utenti che hanno optato per l’opzione B, vedranno applicato nel periodo 2015-2019 un tariffa scontata del 13,93%, tale spread verrà rimborsato nel periodo 2025-2029 (nell’ultimo anno, 2030, la tariffa sarà erogata al 100%).

Nel periodo intermedio, 2020-2025, la tariffazione diventa modulare come evidenziato nell’esempio:

Esempio opzione B spalma incentivi

Esempio: Applicazione opzione B spalma incentivi

 

Opzione B spalma incentivi: le verità nascoste.

Con l’opzione B, chiaro obbiettivo del Ministero dello Sviluppo Economico è il risparmio di almeno 600 milioni di € l’anno per il periodo 2015-2019.  Tuttavia si nascondono invece molti pregiudizi sugli effetti di tale provvedimento che secondo il nostro sondaggio, è la seconda opzione più scelta, dai proprietari di impianti superiori a 200 kWh.

Rödl & Partner, uno dei più importanti studi professionali per consulenza legale e fiscale specializzato anche nell’industria fotovoltaica, ha pubblicato un’analisi secondo cui “per gli impianti finanziati, la riduzione iniziale della tariffa incentivante potrebbe plausibilmente
riflettersi in un DSCR (Debt Service Cover Ratio) al di sotto della soglia minima concordata con l’istituto finanziario, portando
la società in una situazione di default verso la banca”. In parole semprlici, con l’opzione B si metterebbe in difficoltà il rendimento degli impianti finanziati, con la necessità di ricorrere in rifinanziamenti con gli istituti finanziari, o nei peggiori casi, default.

Ulteriori verità nascoste riguardano l’applicazione di tale incentivo. Una riduzione dell’incentivazione quando il rendimento dell’impianto è ottimale, risulta chiaramente penalizzante quando il rimborso sulla tariffa incentivante viene applicato negli ultimi anni, quando il rendimento produttivo dell’impianto (kWp) è minore. Inoltre, una grande fonte di incertezza, che spesso non viene esternata, è la probabilità di ulteriori modifiche e tagli al settore fotovoltaico: uno spalma incentivi bis al momento del rimborso dei precedenti tagli.

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https://it.blog.milkthesun.com/investire-nel-fotovoltaico/calcolare-valore-impianto-fotovoltaico

Fonti: Greenbiz.it, Decreto spalma incentivi