Tagli agli incentivi: cosa ne pensano gli avvocati?

tagliIl governo italiano capeggiato dal giovane Matteo Renzi, ha presentato il tanto contestato decreto “spalma-incentivo” riguardante le misure obbligatorie e retroattive sugli incentivi al fotovoltaico. Nella presentazione del governo si legge: “La filosofia dell’intervento è: togliere a chi ha avuto troppo per restituire a chi ha pagato di più”.

Ma cosa ne pensano gli avvocati? Lo abbiamo chiesto alla formazione italiana, Avv. Pera, Avv. Bartels, Avv. Sposato e Avv. Castorina, dello studio legale Rödl & Partner, specializzato nel settore delle energie rinnovabili e ovviamente del fotovoltaico.

“Come noto, il Governo Italiano ha annunciato ieri che avrebbe adottato misure per ridurre il costo della bolletta energetica per imprese e consumatori italiani. Tra le varie misure annunciate, vi è anche quella relative al regime delle tariffe incentivanti per impianti fotovoltaici. Nonostante il Governo sembrasse aver abbandonato l’idea di misure retroattive, purtroppo ci è ritornato sopra e sembra aver adottato il cd. “spalma incentivi obbligatorio”. Tale misura prevede una scelta per gli operatori, da adottare entro novembre 2014, tra un allungamento di 4 anni del periodo residuo di incentivazione, con conseguente riduzione dei ricavi relativi alle tariffe per ogni anno di incentivazione, ovvero, laddove non si optasse per questa misura mantenendo il periodo incentivante originario, la riduzione secca degli incentivi per il periodo residuo, compreso però il 2014, per una percentuale che potrà andare dal 5%- al 10% (ancora non definitivamente deciso).

In buona sostanza, gli effetti della misura adottata si traducono nel primo caso con una riduzione dei ricavi mantenendo però fermi i diritti acquisiti sulle tariffe; nel secondo caso invece una vera e propria decurtazione di tali diritti. In entrambi i casi ci sarà un grave impatto sul cash flow e sulle capacità degli impianti a soddisfare i propri impegni di natura finanziaria. Si può quindi parlare di una misura retroattiva che il Governo ha adottato, in barba al diritto sulla certezza degli investimenti anche ai sensi Trattato sulla Carta Europea dell’Energia, che è stato siglato a Lisbona il 17 dicembre 1994 (reso esecutivo con la legge n. 415 del 10.11.1997) s protezione degli investimenti nei paesi aderenti.

Come mitigazione degli eventuali “shortfalls” (che tanto eventuali non saranno), unica nota positiva, il Governo ha previsto la possibilità per gli operatori di rifinanziarsi con la garanzia prestata della Cassa Depositi e Prestiti.

Riteniamo che interventi con efficacia retroattiva siano sempre da evitare. Gli investitori – italiani e stranieri – che hanno impiegato risorse nel settore delle energie rinnovabili, lo hanno fatto facendo affidamento su un quadro normativo certo e durevole nel tempo. Cambiare le carte in tavola ora costringe i titolari degli impianti a rinegoziare gli accordi presi con i proprietari delle aree utilizzate nonché a rimodulare i parametri sulla base dei quali le banche hanno concesso i finanziamenti. Inoltre, qualora le misure venissero confermate – e salvo che non intervengano modifiche nell’iter parlamentare di conversione – c’è da attendersi che vi saranno ricorsi volti a tutelare gli interessi di chi in passato e ancora oggi sta investendo nel settore.

Riteniamo che tali misure violino i dettami previsti dalla nostra Costituzione nonché i trattati internazionali applicabili in materia e che si debbano tenere in considerazione possibili azioni giudiziarie da intraprendere contro tale misura, tanto in sede nazionale che in sede europea o internazionale. Il nostro studio sta valutando quali siano le azioni possibili più opportune al fine di tutelare gli interessi e gli investimenti dei nostri clienti. “

Ringraziamo gli avvocati del Team italiano Pera, Bartels, Sposato e Castorina dello studio legale Rödl & Partner per l’intervento.

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