“Futuro è con rinnovabili solo se imprenditori cambiano logica”

“Futuro è con rinnovabili solo se imprenditori cambiano logica”

Ogni giovedì lo speciale “4 domande a” sulle tematiche di transizione energetica, futuro fotovoltaico, crisi del settore e investimenti green. In questo numero ospite Enrico Meneghetti, Business Development Manager del gruppo ESPE. Dopo interventi maggiormenti politici diamo spazio ad una voce più tecnica e direttamente protagonista dell’industria fotovoltaica italiana: il gruppo ESPE da 40 anni attivo sul mercato delle rinnovabili ha installato più di 600 impianti fotovoltaici in Italia.

 

Di seguito l’intervista. Ringraziamo Enrico Meneghetti per la disponibilità e per le accurate risposte.

Nell’ultimo anno il fotovoltaico è stato ben maltrattato: si è abbassato il tasso di ammortamento, si è introdotto l’IMU, si è dimezzato il valore dei prezzi minimi garantiti, si sono ridotte retroattivamente le tariffe incentivanti. Anche Lei come altri protagonisti del settore si è chiesto che senso abbia far crescere una filiera per poi affossarla?

L’impressione è che la filiera non sia mai stata presa in considerazione: se nei primi anni di incentivazione il settore ha affrontato una crescita sostenibile, limitata dal giusto rapporto tra convenienza dell’investimento, facilità di autorizzazione e finanza disponibile, a partire dal 2007 questi fattori hanno perso l’iniziale equilibrio, aprendo la strada ad una vera esplosione del settore. Questo ha comportato la comparsa di operatori poco qualificati ed il fiorire di operazioni speculative, che a loro volta hanno giovato ben poco alla salute della filiera (intesa come patrimonio tecnico, organizzativo e di posti di lavoro). Alla luce di queste premesse, purtroppo stupisce poco la serie di interventi normativi che dapprima ha bloccato repentinamente il settore, causando la perdita di buona parte dello sviluppo industriale che si era creato, ed in seguito ha colpito ripetutamente gli investitori. L’aspetto peggiore di tutto questo è forse la perdita di credibilità del sistema Paese nei confronti di questi ultimi.

sede gruppo Espe Padova

Sede di Espe (Padova)

 

Crisi e previsioni al ribasso inducono sempre più proprietari a mettere in vendita i propri impianti fotovoltaici. In controtendenza si registra la fiducia di investitori del settore ad acquistare impianti: nel 2015 varrà ancora la pena investire o si avvicina il momento di (s)vendere?

La drastica riduzione dei tassi interni di rendimento impone una distinzione tra casi diversi. Gli impianti ben fatti, con un prezzo di costruzione adeguato ed un finanziamento a tasso contenuto continuano, a nostro avviso, ad essere degli investimenti interessanti. Al contrario, impianti con problemi tecnici, con costi di sviluppo e costruzione esagerati e finanziamenti a tasso elevato, sono a forte rischio di default. In questo contesto, ci potranno essere delle buone occasioni di acquisto, magari spinte dalla necessità di cassa del proprietario, ma allo stesso tempo bisogna prestare attenzione a non impegnare capitali in impianti a rischio di default.

 

L’industria solare italiana è fortemente colpita dall’entrata nel mercato di aziende cinesi che hanno fatto crollare i costi del fotovoltaico. Produttori di qualità italiani hanno perso competitività e sempre più posti di lavoro sono a rischio. Ci sono speranze per le imprese italiane per tornare ad essere competitive?

L’industria solare italiana può essere vincente solo se riuscirà a proporre prodotti innovativi rispetto ai prodotti asiatici. Se il focus viene mantenuto sul solo prezzo, le aziende cinesi, indiane, taiwanesi non avranno rivali. I fondi per la ricerca e sviluppo non sono molti, ma sembrano esserci dei prodotti innovativi all’orizzonte; la questione sarà tuttavia quella di farli imporre nei confronti dei collaudati prodotti standard.

 

Il problema non è la Cina ma la politica energetica italiana che non ha creduto nella cosiddetta transizione e ancora oggi tentenna: si vogliono ridurre le emissioni di CO2 ma vengono ridotti i sostegni alle rinnovabili, si parla di sensibilizzazione alle rinnovabili ma viene spesso criticata la componente A3 in bolletta. Sulle base di tali premesse, quale ruolo avranno le rinnovabili in 10 anni?

Appurato che le rinnovabili non sembrano essere una vera priorità per lo Stato, la questione è in mano agli investitori. Se gli imprenditori riusciranno ad uscire dalla logica del puro tasso interno di rendimento a due cifre, e comprenderanno che le rinnovabili possono essere la chiave di accesso a costi di produzione più contenuti grazie all’auto-generazione dell’energia, lo sviluppo delle rinnovabili non richiederà più il sostegno degli incentivi, e potrà essere anzi un fattore di rilancio in quella ripresa dell’economia che tutti aspettiamo con ansia.

 

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