Futuro fotovoltaico: 4 domande a Walter Rizzetto

Futuro fotovoltaico: 4 domande a Walter Rizzetto

Ogni giovedì lo speciale “4 domande a” sulle tematiche di transizione energetica, futuro fotovoltaico e investimenti nel settore. Il primo numero ospita Walter Rizzetto, ex-M5S, protagonista della recente discussione parlamentare sull’accatastamento impianti fotovoltaici e futuro fotovoltaico. 

Di seguito l’intervista. Ringraziamo Walter Rizzetto per la disponibilità e per le accurate risposte.

Nell’ultimo anno il fotovoltaico è stato ben maltrattato: si è abbassato il tasso di ammortamento, si è introdotto l’IMU, si è dimezzato il valore dei prezzi minimi garantiti, si sono ridotte retroattivamente le tariffe incentivanti. Anche Lei come altri protagonisti del settore si è chiesto che senso abbia far crescere una filiera per poi affossarla?

walter rizzettoOvviamente si. Tuttavia il declino non nasce nell’ultimo anno. Nei primi anni 2000 l’industria delle rinnovabili prevedeva circa 100.000 nuove assunzioni all’anno e il mercato è esploso anche grazie ad incentivi a volte troppo generosi.

In seguito, a partire dal decreto Romani (ex ministro sviluppo economico) c’è stato un retrofront che dura sino ad oggi: meno incentivi, solo detrazioni fiscali ed aziende produttrici in crisi, che registrano licenziamenti e perdono competitività. Da una buona cosa ne stiamo facendo una pessima chiudendo tutti i rubinetti ad un mercato che avrebbe potuto essere florido.

L’Italia è il paese del sole e paesi come la Danimarca e la Germania ci hanno surclassato in questo settore: termico e fotovoltaico dovrebbero avere uno sviluppo maggiore, soprattutto nelle abitazioni private, meno sui campi agricoli.

Crisi e previsioni al ribasso inducono sempre più proprietari a mettere in vendita i propri impianti fotovoltaici. In controtendenza si registra la fiducia di investitori del settore ad acquistare impianti: nel 2015 varrà ancora la pena investire o si avvicina il momento di (s)vendere?

L’attuale fiducia degli investitori si basa sul fatto che grandi impianti installati 4,6 anni fa hanno ancora 15,20 anni di ritorno in termini economici, producendo utili sottoforma di tariffe incentivanti.

Come detto prima, io sono per favorire le installazioni domestiche. Solo così riusciremo ad ottenere un’indipendenza energetica dalle fonti fossili. Immaginate solo una cosa: se tutte le case avessero due metri quadri di termico e 2 kWp di fotovoltaico almeno per 7,8 mesi all’anno, saremmo indipendenti dalle logiche di mercato e veramente concorrenziali sul mercato dell’energia. Tutto questo sarebbe possibile tramite investimenti sostenibili quasi per tutti.

In sintesi: se i grandi impianti avessero 16,18 anni, nessuno li acquisterebbe, molti cercherebbero di svanire (anche per costi di manutenzioni non leggerissimi) ed il mercato crollerebbe ulteriormente senza la possibilità di sostituirli a fine ciclo (20/25 anni).

L’industria solare italiana è fortemente colpita dall’entrata nel mercato di aziende cinesi che hanno fatto crollare i costi del fotovoltaico. Produttori di qualità italiani hanno perso competitività e sempre più posti di lavoro sono a rischio. Ci sono speranze per le imprese italiane per tornare ad essere competitive?

Poche speranze allo stato attuale. Gli Stati Uniti, a protezione dell’industria nazionale, hanno deciso di introdurre dazi doganali. Non so se sia la soluzione migliore ma sono convinto che l’industria italiana del fotovoltaico sia stata una tra le migliori a mondo. Una mediocre produzione italiana supera in qualità una buona produzione orientale. I produttori italiani soffrono di concorrenza, burocrazia, tasse e alti prezzi di fornitura. La soluzione è impegnarsi per ripartire agendo su queste macroaree.

Il problema non è la Cina ma la politica energetica italiana che non ha creduto nella cosiddetta transizione e ancora oggi tentenna: si vogliono ridurre le emissioni di CO2 ma vengono ridotti i sostegni alle rinnovabili, si parla di sensibilizzazione alle rinnovabili ma viene spesso criticata la componente A3 in bolletta. Sulle base di tali premesse, quale ruolo avranno le rinnovabili in 10 anni?

Dipende da quanto i Governi avranno a cuore questo problema. Una proposta? Stop al pagamento cip6 in bolletta: chiediamo agli italiani se preferiscono pagare 20,30 euro in bolletta all’anno per favorire le vere rinnovabili, sono convinto diranno di si al posto di continuare a pagare, appunto, il cip6.

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