“In Italia non c’è mai stata una filiera del fotovoltaico”

“In Italia non c’è mai stata una filiera del fotovoltaico”

Ogni giovedì lo speciale “4 domande a” sulle tematiche di transizione energetica, futuro fotovoltaico, crisi del settore e investimenti green. In questo numero ospite l’avvocato Richard Conrad Morabito dello Studio Legale Tonucci & Partners. Nell’intervista si parla della mancanza di una “filiera fotovoltaica” che ha ulteriormente aggravato le ripercussioni causate dai tagli agli incentivi, ma che potrebbe diventare la chiave di svolta per il futuro del fotovoltaico.

 

Di seguito l’intervista. Ringraziamo l’Avv. Morabito per la disponibilità e per le accurate risposte.

Nell’ultimo anno il fotovoltaico è stato ben maltrattato: si è abbassato il tasso di ammortamento, si è introdotto l’IMU, si è dimezzato il valore dei prezzi minimi garantiti, si sono ridotte retroattivamente le tariffe incentivanti. Anche Lei come altri protagonisti del settore si è chiesto che senso abbia far crescere una filiera per poi affossarla?

Il problema forse consiste proprio nel fatto che in Italia, a differenza di altri stati EU,  non c’è mai stata una filiera del fotovoltaico. Abbiamo visto il proliferare di una marea di piccoli investitori e di sviluppatori che hanno trattato il settore come un prodotto finanziario dagli alti rendimenti garantiti e priorità nel dispacciamento rispetto alle fonti tradizionali regolabili.  E’ bastata una serie di modifiche legislative, per sgonfiare la bolla speculativa. Se avessimo sviluppato una filiera integrata, dalla produzione dei pannelli alla installazione, forse sarebbe stato più difficile per il governo aggredire il settore.

Avv. Richard Morabito, Studio Legale Tonucci & Partners

Avv. Richard Morabito, Studio Legale Tonucci & Partners

 

Crisi e previsioni al ribasso inducono sempre più proprietari a mettere in vendita i propri impianti fotovoltaici. In controtendenza si registra la fiducia di investitori del settore ad acquistare impianti: nel 2015 varrà ancora la pena investire o si avvicina il momento di (s)vendere?

In realtà sono due facce della stessa medaglia. Ovviamente, per quanto dicevo sopra, il mutato quadro normativo di riferimento ha reso meno conveniente per il piccolo proprietario privato continuare a gestire il proprio impianto. Al contempo, per tutti quelli che gestiscono imprenditorialmente impianti FV, si aprono molteplici opportunità a prezzi abbastanza convenienti – tenuto anche conto che i tassi d’interesse sono ai minimi storici in questo momento. Credo che, ancora per un biennio, in Italia ci saranno ottime opportunità d’investire nel brown field – inteso come mercato secondario.

 

L’industria solare italiana è fortemente colpita dall’entrata nel mercato di aziende cinesi che hanno fatto crollare i costi del fotovoltaico. Produttori di qualità italiani hanno perso competitività e sempre più posti di lavoro sono a rischio. Ci sono speranze per le imprese italiane per tornare ad essere competitive?

La storia insegna che l’Italia ha da sempre supplito alla scarsa efficienza dello Stato e alle difficoltà a fare business attraverso l’inventiva. Sebbene le statistiche evidenzino che l’Italia sta regredendo anche in termini di privative industriali registrate, tuttavia sono convinto che il genio italico riuscirà a tener testa alla concorrenza con prodotti maggiormente innovativi e di qualità anche nel settore del fotovoltaico, pensiamo alla nuova sfida nel mercato delle batterie ad esempio.

 

Il problema non è la Cina ma la politica energetica italiana che non ha creduto nella cosiddetta transizione e ancora oggi tentenna: si vogliono ridurre le emissioni di CO2 ma vengono ridotti i sostegni alle rinnovabili, si parla di sensibilizzazione alle rinnovabili ma viene spesso criticata la componente A3 in bolletta. Sulle base di tali premesse, quale ruolo avranno le rinnovabili in 10 anni?

Leggendo la Strategia Energetica Nazionale, mi sembra che il legislatore immagini un mercato delle rinnovabili sempre più integrato a quello della efficienza energetica. Ipotizzare un fotovoltaico stand alone mi sembra anacronistico, mentre l’integrazione tra forme diverse di strumenti può e deve essere la chiave di lettura su cui riprendere ad immaginare possibili sviluppi del settore. Certamente è finita l’era del “fai da te” e si deve passare ad una gestione imprenditoriale del business nel quadro di sistemi integrati di produzione e consumo.

 

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