Lega Nord su fotovoltaico: “la politica non sta sostenendo alcun sviluppo”

Lega Nord su fotovoltaico: “la politica non sta sostenendo alcun sviluppo”

Ogni giovedì lo speciale “4 domande a” sulle tematiche di transizione energetica, futuro fotovoltaico, crisi del settore e investimenti green. In questo numero ospite Paolo Grimoldi, deputato alla Camera dei Deputati per Lega Nord e capogruppo in commissione attività produttive. Nell’intervista si parla del ruolo della politica nell’industria fotovoltaica: le responsabilità del governo Renzi, l’incapacità di difendere il settore dalla concorrenza cinese e le conseguenze di politiche inerti per una vera transizione energetica.

 

Di seguito l’intervista. Ringraziamo Paolo Grimoldi per la disponibilità e per le accurate risposte.

Nell’ultimo anno il fotovoltaico è stato ben maltrattato: si è abbassato il tasso di ammortamento, si è introdotto l’IMU, si è dimezzato il valore dei prezzi minimi garantiti, si sono ridotte retroattivamente le tariffe incentivanti. Anche Lei come altri protagonisti del settore si è chiesto che senso abbia far crescere una filiera per poi affossarla?

Il governo Berlusconi aveva introdotto un sistema di incentivi che hanno portato, in alcuni anni, a un notevole sviluppo della diffusione dei pannelli, anche per utilizzo, cosiddetto, familiare. Un autentico boom, che ha alimentato una filiera fatta di ricerca, progettazione, produzione, sapere artigiano: 20mila posti ‘diretti’ di lavoro, indotto consistente, ritmi di crescita impressionanti. Il governo Renzi ha imposto un brusco stop a tutto questo. Le misure che ha scelto di adottare sono criminali perché stanno uccidendo un settore che era in espansione e una filiera virtuosa, orientata allo sviluppo ecosostenibile e alla produzione responsabile di energia.

paolo grimoldi

Paolo Grimoldi, deputato alla Camera

 

Crisi e previsioni al ribasso inducono sempre più proprietari a mettere in vendita i propri impianti fotovoltaici. In controtendenza si registra la fiducia di investitori del settore ad acquistare impianti: nel 2015 varrà ancora la pena investire o si avvicina il momento di (s)vendere?

Le misure penalizzanti introdotte dal governo Renzi sono un disincentivo agli investimenti e si traducono in un messaggio politico chiaro che il Pd – nei fatti – sta dando: questo Esecutivo ha scelto di vessare il settore delle rinnovabili, stimolando, quindi, l’utilizzo di fonti fossili, in barba ai tanti proclami ambientalisti di molti esponenti di quel partito (che conta, tra le tante, una corrente esplicitamente ispirata all’ambientalismo, gli Ecodem). Tanti investitori sono stati ingannati dallo Stato, che – scegliendo di mischiare le carte in tavola in corso di partita – ha tradito un patto, in barba a un principio di valore costituzionale: la certezza delle regole.

 

L’industria solare italiana è fortemente colpita dall’entrata nel mercato di aziende cinesi che hanno fatto crollare i costi del fotovoltaico. Produttori di qualità italiani hanno perso competitività e sempre più posti di lavoro sono a rischio. Ci sono speranze per le imprese italiane per tornare ad essere competitive?

Anche in questo caso la responsabilità è tutta politica. Questo Paese – nonostante i nostri continui moniti – ha scelto colpevolmente di consegnare la nostra economia allo strapotere cinese, rigettando ogni forma di protezione dei nostri prodotti e dei frutti della nostra ricerca. Così anche nel fotovoltaico: l’Italia ha svenduto alla Cina la propria tecnologia. La Lega, in tempi ‘non sospetti’, aveva proposto i ‘dazi’ sui prodotti nazionali, a garanzia e tutela della qualità del made in Italy. Ma la politica degli ultimi anni ci ha svenduto alla globalizzazione più sfrenata, lasciando che realtà d’eccellenza venissero ‘massacrate’ da colossi internazionali, che ne hanno – magari – cannibalizzato tecnologie e risultati di anni di ricerche. Nella feroce penetrazione della Cina un ruolo, forse, l’ha giocato anche il Gestore elettrico, titolare della gestione della burocrazia, che – anche in questo settore – ha rappresentato un limite insormontabile.

 

Il problema non è la Cina ma la politica energetica italiana che non ha creduto nella cosiddetta transizione e ancora oggi tentenna: si vogliono ridurre le emissioni di CO2 ma vengono ridotti i sostegni alle rinnovabili, si parla di sensibilizzazione alle rinnovabili ma viene spesso criticata la componente A3 in bolletta. Sulle base di tali premesse, quale ruolo avranno le rinnovabili in 10 anni?

Il settore – come tutti – è in costante cambiamento, anche in relazione alla sua inscindibile dipendenza dall’evoluzione tecnologica. Ma la politica – per quanto detto – non sta sostenendo alcun tipo di sviluppo e transizione. Di questo passo è difficile stimare che cosa ne sarà del comparto da qui a dieci anni.

Quel che è certo è che – nello specifico – il fotovoltaico rischia la desertificazione. Solo e unicamente per colpe politiche: oggi investire – a causa delle misure penalizzanti introdotte dal governo – non conviene più. I tempi di ammortamento degli investimenti sono cresciuti sempre più. La questione porta con sé conseguenze economiche e ambientali.  L’energia è una costante di cui non possiamo fare a meno. Sta alla politica decidere se produrla inquinando o se favorire virtuosi processi di transizione verso le fonti rinnovabili.

 

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