Piano energetico UE: maggiore efficienza energetica, fossili incluse

Piano energetico UE: maggiore efficienza energetica, fossili incluse

La Commissione Europea ha presentato il programma “Clean Energy” volto a chiarire gli interventi e linee guide promosse dall’Europa in merito alla politica energetica dei propri Stati Membri. Nonostante un positivo aumento degli obiettivi sull’efficienza energetica e la volontà a sostenere l’immissione in rete di energia rinnovabili prodotta dai cittadini, il giudizio sostanziale è negativo. Secondo le Associazioni ambientaliste si è fatto un passo indietro verso l’Energiewende, mantenendo un forte ruolo delle fossili nel mix energetico.

 

Mercoledì 30 novembre a Bruxelles si è parlato di rinnovabili. La Commissione Europea ha presentato il cd. “pacchetto d’inverno per l’energia pulita” per aggiornare la strategia ambientale secondo gli impegni presi nell’accordo di Parigi. Le poco ottimistiche previsioni si sono confermate: nonostante una buona dose di promozione del ruolo delle rinnovabili, l’Unione Europea ha deciso di mettere sullo stesso piano le fonti rinnovabili alle fossili, pur innalzando gli obiettivi verso la rivoluzione energetica (cd. Energiewende).

 

Cosa stabilisce il piano energetico UE?

La Commissione ha deciso di aumentare al 30% l’obiettivo 2030 di efficienza energetica, indicato dal Consiglio al 27%. Il target sarà vincolante e tutti gli Stati membri dovranno contribuire.

L’UE si impegna nella semplificazione degli iter autorizzativi. La proposta della Commissione prevede un “one stop shop” per le autorizzazioni e tempi certi.

L’UE vuole favorire i piccoli consumatori, i quali dovranno poter autoconsumare energia senza restrizioni indebite e dovranno essere remunerati per l’energia che cedono alla rete.

Secondo le previsioni, il piano favorirà circa 177 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati all’anno, a partire dal 2021. Il volume d’affari contribuirà con un punto percentuale sul PIL nell’arco del prossimo decennio, per creare 900 000 nuovi posti di lavoro.

 

Le critiche al piano energetico UE

Il piano energetico UE elimina la priorità di dispacciamento fino ad oggi garantita alle fonti rinnovabili con potenza superiore a 500 kW, limite che scenderà a 250 kW dal 2026. La decisione comporta che le fonti rinnovabili avranno sempre la garanzia di accesso alla rete, ma non saranno necessariamente le prime a essere utilizzate: al contrario in caso di sovrapproduzione o calo della domanda, gli impianti eolici o fotovoltaici saranno i primi a essere disconessi. Il motivo? Perché le rinnovabili sono più “flessibili” (grazie ai minori costi relativi allo spegnimento e riaccensione) rispetto alle centrali che utilizzano le fonti fossili. Secondo le associazioni ambientali in questo modo si favoriscono le centrali più inquinanti, senza considerare l’equilibrio raggiungibile nel mix da fonti rinnovabili (p.e. energia solare di giorno, eolico di notte).

Il piano energetico UE abbandona un approccio comunitario, lasciando agli Stati Membri la gestione delle politiche ambientali. La Commissione ha confermato la strategia, attivata prima che il Regno Unito approvasse la Brexit, di non articolare eventuali obiettivi nazionali obbligatori. Invece di obiettivi nazionali, la Commissione potrà solo “raccomandare” a ogni Stato membro la politica energetica da seguire, senza poterla imporre.

 

Foto copertina: Bildagentur Zoonar GmbH

Fonti: Qualenergia.it; Asknews.it