Le reazioni al nuovo Capacity Market in Italia

Le reazioni al nuovo Capacity Market in Italia

L’aumento delle istallazioni da fonte rinnovabile ha avuto l’effetto di ridurre il prezzo all’ingrosso dell’energia, riducendo al contempo il valore delle centrali a combustibile fossile, i cui guadagni sono diminuiti a tal punto da mettere in discussione le ragioni di mantenimento di tali impianti. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), dal 2012 ad oggi ci sono state dismissioni per circa 20 GW, il che ha comportato una riduzione della capacità programmabile disponibile per il sistema elettrico nazionale, ed un conseguente aumento della sua “rischiosità”.

Per garantire adeguatezza al sistema elettrico, fondamentale è la programmabilità della capacità di generazione, che le fonti rinnovabili non sono ancora in grado di assicurare. Il concetto di Capacity Market si inserisce in questo contesto allo scopo di rispondere alle esigenze di sicurezza, che la transizione in corso ad un sistema energetico carbon-free pone. Si tratta quindi di uno strumento pensato per remunerare la produzione “affidabile” di energia elettrica: a fronte cioè della disponibilità della fonte a fornire energia al fabbisogno del sistema, viene riconosciuta una remunerazione fissa e garantita.

È di recente approvazione il Decreto ministeriale inviato dal MiSE sul Capacity Market. Il 28 giugno Arena ha infatti dato parere favorevole al Decreto, giusto in tempo, prima dell’entrata in vigore del Regolamento europeo sul mercato interno. Sarà quindi possibile effettuare le prime aste entro la fine del 2019 e far rientrare le stesse nella cosiddetta clausola di salvaguardia che fa salvi i contratti di capacità stipulati entro il 2019.

Reazioni al provvedimento

Secondo l’Autorità per l’energia, il Capacity Market è uno strumento indispensabile per il phase-out del carbone, rappresentando il gas un “ineludibile vettore di transizione”. Chi ha accolto positivamente l’introduzione del meccanismo della capacità ha posto l’accento sul fatto che tale strumento incrementerà l’efficienza del sistema, massimizzandone la sicurezza. A fronte di rinnovabili distribuite sul territorio in modo eterogeneo ed intermittenti, con un costo di sbilanciamento elevato, il Capacity Market rappresenta il corretto completamento del mercato italiano.

Secondo il MiSE, il meccanismo della capacità inoltre produrrà un beneficio economico netto di circa 1,6 miliardi di euro/anno, sulla base di simulazioni effettuate per l’anno 2022, e questo perché al costo del premio ai partecipanti pari a 1,75 miliardi di euro corrisponderà un risparmio dei costi sul mercato pari a 3,35 miliardi di euro.

Le critiche maggiori sono arrivate dal mondo delle associazioni (Italia Solare, Legambiente, WWF) e dalla Federazione Europea dei Trader dell’Energia (EFET). Innanzitutto, il meccanismo della capacità dovrebbe essere un meccanismo di ultima istanza, cioè un’estrema ratio a fronte di un’analisi approfondita dei costi-benefici di tutte le soluzioni, che tenga conto di accumuli e tecnologie per il controllo della domanda.

Secondo Italia Solare, le rendite garantite rischiano di influenzare il mercato, che dovrebbe ottimizzarsi e ridurre i prezzi (a beneficio dei consumatori) per pura concorrenza, anziché per rendita di posizione. Inoltre, il meccanismo poco si integra con l’obiettivo di transizione energetica pianificata, il cui processo rischia di esserne rallentato.

Secondo l’EFET, il Capacity Market italiano “potrebbe avere delle conseguenze sulla libera formazione dei prezzi sui mercati energetici e-o sui mercati dei servizi di bilanciamento”, in quanto i prezzi non vengono lasciati liberi di riflettere il vero valore che l’energia ha in quel momento -legato alla sua abbondanza o scarsità.

In definitiva, la preoccupazione che emerge dai molti operatori delle rinnovabili rispetto a questo provvedimento è che il Capacity Market, così com’è strutturato, anziché sostenere la generazione distribuita con impianti da fonti rinnovabili, facendo leva sullo sviluppo di sistemi di accumulo distribuiti e su larga scala, favorisca l’utilizzo delle centrali a gas, frenando il conseguimento degli obiettivi al 2025.