Vittima di 11 intrusioni tra tentativi e furti: una storia che ha dell’incredibile

Vittima di 11 intrusioni tra tentativi e furti: una storia che ha dell’incredibile

Furti di cavi, pannelli, inverter e componenti fotovoltaiche sono all’ordine del giorno nelle pagine di cronaca dei giornali locali di tutta Italia. Abbiamo conosciuto un proprietario di un impianto fotovoltaico di 812 kWp in Emilia Romagna, che è stato vittima di ben 11 intrusioni tra furti e tentavi. Una vicenda che ha dell’incredibile, non solo per il numero, ma anche per le ripercussioni sulla gestione dell’impianto fotovoltaico.


Intervista furti impianto fotovoltaico

 

Emiliano, l’impianto ha ricevuto 11 intrusioni tra furti e tentativi interrotti: quando è iniziato questo calvario?

Il tutto risale alla fine di Novembre del 2015 quando siamo riusciti a bloccare una prima banda che aveva già tagliato i cavi di potenza ma, con l’intervento tempestivo della proprietà, della vigilanza e delle forze dell’ordine, non ha avuto materialmente il tempo di asportarli dal piazzale dell’immobile.

 

L’impianto al tempo aveva idonee misure di sicurezza?

Fin dalla sua messa in esercizio l’impianto è stato dotato di un sistema di videosorveglianza collegato h24 con la vigilanza armata. Il sistema copriva sia i pannelli che i cavi. In un caso specifico siamo stati oggetto di una banda (si parla di almeno 15 persone che hanno operato) con delle professionalità molto elevate – probabilmente era presente un qualche ingegnere elettronico.

 

Quando preferivano agire i ladri, di notte o durante i weekend? In quanto stima la durata dei furti e cosa cercavano?

In realtà le intrusioni si sono verificate in qualsiasi momento della giornata: sia di giorno che di notte e anche durante i week-end. Si tenga presente che siamo a fianco di un centro commerciale e quindi il movimento di persone non li ha scoraggiati. Ad esclusione di qualche episodio, tuttavia preferivano l’orario notturno.

 

Crede si sia sempre trattato della stessa banda?

Probabilmente no. Hanno agito 3-4 bande differenti, ma una di queste era veramente “esperta”.

Innanzitutto hanno rubato i cavi di rame, successivamente hanno tentato di smontare gli inverter e di sottrarre il trasformatore di corrente. Non solo, hanno anche distrutto l’ufficio, portato via pc, schermi, smontato l’impianto di allarme, tagliato la fibra ottica, rotto le porte, smontato sensori ecc.

 

Dopo i primi danni, come ha gestito il rapporto con la compagnia assicurativa?

Nella maggior parte dei casi sono stato assistito dal mio broker assicurativo ma non nascondo che i danni di minori dimensioni non li ho nemmeno denunciati poiché temevo di non essere più assicurato. A seguito delle numerose intrusioni abbiamo sostanzialmente cambiato la tipologia di rischio andando a sostituire i cablaggi in rame con quelli in alluminio.

 

Come ha risolto il problema e quali soluzioni invece si sono rivelate troppo costose o inefficaci?

Il problema non è risolvibile. Abbiamo attutito il “rischio” sostituendo i cavi in rame con quelli in alluminio, che sul mercato nero hanno un valore praticamente irrisorio, e quindi disincentivano il furto. In parallelo abbiamo rafforzato i sistemi di allarme con nuovi sensori, videocamere ecc.

La soluzione della guardia giurata presente tutto il giorno sull’impianto è invece troppo onerosa.

 

Le denunce a ignoti hanno portato a risultati? I ladri son stati presi?

No! Per quanto ne so si sono anzi verificati in altre zone dei furti simili. Hanno persino smontato le linee elettriche delle ferrovie!

 

Ha consigli per proprietari di impianti fotovoltaici su tetto?

Se hanno dei cavi in rame di sostituirli al primo furto, altrimenti il loro campo sarà oggetto di ripetute razzie. Consiglio di installare comunque un affidabile sistema di allarme e videosorveglianza collegato alle centrali di vigilanza e delle forze dell’ordine.

Per il resto, brutto a dirsi ma bisogna essere fortunati!!!

 

Grazie al Sig. Emiliano per la disponibilità e cordialità nel raccontare la propria storia. Per ovvie ragioni abbiamo preferito non pubblicare il cognome del proprietario.

 

Foto copertina: shutterstock/Peter Zurek