Taglia bollette con lo spalma-incentivi – si o no?

spalma incentiviAlla SolarExpo a Milano si è iniziato a tremare sentendo parlare di spalma-incentivi e taglia-bollette. Provvedimento necessario, a detta del governo, per alleggerire la bolletta elettrica della PMI. Si accusa infatti la componente A3 di rendere la bolletta elettrica troppo cara: la componente A3, a sostegno delle fonti rinnovabili ed assimilate, è uno dei tanti oneri generali di sistema che incide per il 30% sulla bolletta delle PMI (per il 20% sulla bolletta dei privati).
Ma per non intaccare il mercato delle rinnovabili e del fotovoltaico è stata successivamente proposta la possibilità di ridurre la componente A3 tramite l’emissione di bond. Proposta già bocciata. Perciò si trema di nuovo in attesa dello spalma-incentivi.
Il provvedimento spalma-incentivi obbligatorio e retroattivo vuole dilazionare da 20 a 25 anni il periodo di incentivazione previsto dai Conti Energia con la riduzione dell’incentivo annuo per gli impianti fotovoltaici in funzione > 200 kWp.

Da questa misura si prevede un gettito di 700-900 milioni a favore delle PMI.

Il 20 giugno 2014 sapremo finalmente quali saranno le modifiche tanto attese che andranno sicuramente ad influenzare i business plan di tutti quei proprietari di impianti fotovoltaici in funzione sopra i 200 kW.

Proprietari che hanno investito in base a previsioni economiche di cui l’aspettativa dell’incentivo era ed è parte determinante.

L’avvocato Svenja Bartels dello studio legale Rödl & Partners alla domanda “Dipende da cosa decideranno, abbiamo visto diverse proposte e sentito tante indiscrezioni, ma c’è ancora molta incertezza. Appare sempre più probabile che si vada verso il cd. “spalma-incentivi”, che prevederebbe l’allungamento del periodo di incentivazione da 20 a 25 anni, ed un contestuale abbassamento dell’incentivo annuo concesso. Questa dilazione dei pagamenti degli incentivi metterebbe in discussione, tra l’altro, la durata del diritto di superficie, che per molti impianti è stata fissata a 20 anni. Il problema sarebbe ancora più grave con riguardo ai finanziamenti, ancora in corso, per la realizzazione degli impianti, per i quali bisognerebbe rimodulare i parametri iniziali. L’unica cosa certa è che tali misure andranno a ledere i principi di diritto costituzionale e, per gli investitori stranieri, di diritto pubblico internazionale. Per tale ragione stiamo già vagliando le possibili contromisure da attivare, tanto internamente, quanto in sede europea.”

Questa incertezza del quadro regolatorio e legislativo italiano sta scoraggiando un sempre maggior numero di investitori sia italiani che stranieri che tanto vorrebbero investire nel mercato delle rinnovabili in Italia.

Rimaniamo con il fiato sospeso.