Accatastamento impianti fotovoltaici: si discute in parlamento

Accatastamento impianti fotovoltaici: si discute in parlamento

Lo scorso martedì 3 marzo il Governo si è espresso sull’obbligo di accatastamento per gli impianti fotovoltaici sopra i 3 kWp e sull’imposizione di rendita catastale per gli impianti, il cui valore superi il 15% della rendita catastale dell’edificio su cui sono installati. Il viceministro allo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha chiarito la posizione del governo e ha ascoltato le critiche dell’On. Walter Rizzetto (gruppo misto) per una maggiore trasparenza in materia, per i passi indietro nel settore del fotovoltaico e per “cambiare le regola in corsa”.

 

Nell’intervento il viceministro Claudio De Vincenti ha indicato che l’attuale normativa non impone la determinazione di rendita catastale per tutti gli impianti sopra i 3 kWp, come osservato dall’On. Rizzetto:

La disciplina fiscale impone l’obbligo di aggiornamento solo se il valore dell’impianto supera il 15 per cento del valore capitale, o la relativa redditività ordinaria dell’edificio.

Secondo il Governo, il meccanismo tutela gli impianti volti all’autoconsumo e scoraggia le opere realizzate per scopi commerciali. Vale a dire, il meccanismo attuale può legittimare l’esclusione dalla rivalutazione catastale degli impianti anche fino a 20 kWp, come richiesto dagli interpellanti, provata la soglia del 15% del valore capitale.

Durante l’intervento, De Vincenti ha riconosciuto la necessità di una maggiore trasparenza sui criteri per verificare il superamento o meno del limite del 15% per le nuove installazioni. Tuttavia è stato sottolineato che la normativa segue la prassi per ogni intervento interessante la qualità dell’immobile, e non è volto a penalizzare esclusivamente il settore fotovoltaico. Critico l’On. Walter Rizzetto, per il quale al danno si aggiunge la beffa:

Per i proprietari di impianti non solo è impossibile calcolare tali valori, ma è necessario rivolgersi ad un professionista, con i relativi costi, per calcolare se l’impianto rientra nel 15%.

 

Accatastamento impianti fotovoltaici: le critiche

Secondo l’On. Rizzetto l’obbligo di accatastameno è criticabile su diversi fronti:

  1. Per primo, proprio la qualificazione come beni immobili degli impianti fotovoltaici quando la vita media di un impianto è di circa 20 anni, a cui si aggiungono i costi di smaltimento.
  2. La conseguente instabilità normativa. Alle famiglie che avevano installato un impianto di 5 kWp si contesta l’operazione come investimento speculativo:

Seppure l’installazione era stata al tempo legalmente autorizzata con il GSE, ora vengono cambiate le regole in corsa lasciando senza scelta le famiglie che al momento dell’installazione non potevano sapere a cosa sarebbero andati incontro.

Secondo l’On. Rizzetto è l’ulteriore prova che si vuole penalizzare un settore che avrebbe potuto garantire investimenti e posti di lavoro; un settore ora in crisi in cui le regole vengono cambiate in corsa: ieri con le riduzioni agli incentivi, oggi con l’obbligo di accatastamento impianti fotovoltaici, domani magari con la tassazione sull’autoconsumo.

Il Viceministro aveva chiarito le direttive volte a definire il corretto trattamento tributario delle installazioni:

Non sussiste alcun obbligo di dichiarazione in catasto, né come unità immobiliare autonoma, né come variazione dell’unità immobiliare cui l’impianto fotovoltaico è architettonicamente o parzialmente integrato, qualora sia soddisfatto almeno uno dei seguenti requisiti.

La potenza dell’impianto è inferiore ai 3 kilowatt per ogni unità servita dall’impianto stesso.

La potenza nominale complessiva (kilowatt), non sia superiore a tre volte il numero delle unità immobiliari le cui parti comuni siano servite dall’impianto, a prescindere se su terra o integrato ad immobili già censiti al catasto edilizio urbano. Ad esempio (fornito da De Vincenti), nel caso di abitazione con box e cantina autonomamente censiti, anch’essi serviti dall’impianto, il limite sotto al quale non sussiste l’obbligo di accatastamento è aumentato a 9 kilowatt, cioè 3 unità e 3 kilowatt ciascuna

Per le installazioni su terra, il volume individuato dall’intera area destinata all’intervento e dall’altezza relativa all’asse orizzontale mediano dei pannelli stessi, sia inferiore a 150 metri cubi.

Rizzetto non sembra accontentarsi di queste risposte seppure intravedendo una minima apertura da parte del Governo e promette di continuare a discuterne sia in Commissione sia in altre sede.

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Fonte: Trascrizione degli interventi in Camera dei Deputati