SEL “Riqualificazione energetica sarà la prossima rivoluzione”

SEL “Riqualificazione energetica sarà la prossima rivoluzione”

Ogni giovedì lo speciale “4 domande a” sulle tematiche di transizione energetica, futuro fotovoltaico, crisi del settore e investimenti green. In questo numero ospite Marco Furfaro, responsabile nazionale ambiente di SEL. Nell’intervista si parla di un possibile futuro del fotovoltaico italiano grazie ad un crescente trend di efficienza e riqualificazione energetica nonostante l’assenza di incentivi e di un vero piano energetico nazionale.

 

Di seguito l’intervista. Ringraziamo Marco Furfaro per la disponibilità e per le accurate risposte.

Nell’ultimo anno il fotovoltaico è stato ben maltrattato: si è abbassato il tasso di ammortamento, si è introdotto l’IMU, si è dimezzato il valore dei prezzi minimi garantiti, si sono ridotte retroattivamente le tariffe incentivanti. Anche Lei come altri protagonisti del settore si è chiesto che senso abbia far crescere una filiera per poi affossarla?

L’Italia è uno dei paesi più avanzati in Europa e nel mondo in materia di FER. La battaglia messa in atto in Italia dai produttori di energia elettrica da fonti fossili, facendo leva sul presunto contenimento dei costi,  ha colpito in maniera retroattiva gli incentivi  e messo in atto norme disincentivanti rispetto alle fonti rinnovabili. Questa battaglia purtroppo ha portato il mercato dell’installato italiano del FV dal primo posto nel 2011 al quindicesimo posto oggi.

Con l’approvazione del cosiddetto spalma-incentivi è stata di fatto bloccata l’avanzata del FV. Questa politica miope ed in controtendenza rispetto al resto del mondo è basata sulla restaurazione di un modello perdente in termini di sviluppo, lavoro e ambiente. Ciò nonostante, gli ultimi dati di Terna forniscono una fotografia del settore elettrico in Italia nel 2014 nella quale la domanda diminuisce del 3%, crolla il termoelettrico e  crescono idroelettrico e fotovoltaico. Insieme le fonti rinnovabili coprono circa il 37,5% della domanda annuale. Il FV da solo contribuisce al 7,5% della domanda elettrica: 36 volte di più in soli 6 anni. Evidentemente i governati sono più scaltri di chi li governa!

 

Marco Furfaro

Marco Furfaro, responsabile nazionale ambiente di SEL

Crisi e previsioni al ribasso inducono sempre più proprietari a mettere in vendita i propri impianti fotovoltaici. In controtendenza si registra la fiducia di investitori del settore ad acquistare impianti: nel 2015 varrà ancora la pena investire o si avvicina il momento di (s)vendere?

In Italia, Germania e Spagna si prevede che da qui al 2020 verranno installati 43 GW di fotovoltaico ‘non incentivato’. Uno studio pubblicato dalla società di consulenza Ubs partendo da considerazioni economiche prevede che entro la fine del decennio quasi ogni edificio residenziale e commerciale in Germania, Italia e Spagna sarà dotato di un impianto fotovoltaico su tetto. L’abbassamento del prezzo del prezzo dei pannelli e delle batterie, con miglioramento della capacità di accumulo, porterà ad una trasformazione del mercato che renderà sempre più conveniente l’installazione del FV e che porterà certamente alla nascita di nuove utility.

 

L’industria solare italiana è fortemente colpita dall’entrata nel mercato di aziende cinesi che hanno fatto crollare i costi del fotovoltaico. Produttori di qualità italiani hanno perso competitività e sempre più posti di lavoro sono a rischio. Ci sono speranze per le imprese italiane per tornare ad essere competitive?

In questo come in altri settori la sfida con mercati quali quello cinese, che può mettere in gioco risorse economiche enormemente superiori alle nostre, si gioca sull’innovazione. Per “produrre” innovazione è necessaria la ricerca. Una politica industriale che, contrariamente a quella italiana, punti sulla ricerca è destinata al successo. Occorre però un cambio di rotta rispetto a quanto si fa in Italia dove con lo sblocca Italia si è puntato sui fossili con una miopia irragionevole sotto qualunque profilo si esamini la questione.

 

Il problema non è la Cina ma la politica energetica italiana che non ha creduto nella cosiddetta transizione e ancora oggi tentenna: si vogliono ridurre le emissioni di CO2 ma vengono ridotti i sostegni alle rinnovabili, si parla di sensibilizzazione alle rinnovabili ma viene spesso criticata la componente A3 in bolletta. Sulle base di tali premesse, quale ruolo avranno le rinnovabili in 10 anni?

A livello internazionale è ancora presente una distorsione in molti mercati dell’energia dovuta al fatto che le fonti rinnovabili si trovano a competere con vecchie centrali nucleari o a base fossile in condizioni di handicap dovuto al fatto che consumatori e contribuenti hanno già pagato il costo degli investimenti per i vecchi impianti che oggi possono funzionare al costo marginale.

Le rinnovabili sono oggetto di vari attacchi a livello nazionale e primo fra tutti i costi per il contribuente.

Perché le rinnovabili possano competere alla pari con le forme tradizioni di produzione di energia, ad esempio facendo valere i vantaggi di una generazione diffusa, sicura e pulita, occorre  l’intervento della politica. L’attuale sistema è stato ideato e costruito per le fonti tradizionali con un supporto finanziario, politico e “di sistema” che dura ormai da diversi decenni e che ancora oggi prevede forme di sussidio dirette e indirette alle fonti fossili. Ad esempio, negli anni passati sono stati resi disponibili fondi a livello europeo per promuovere tecnologie di “cattura e stoccaggio della CO2” (CCS) in impianti fossili, spesso centrali a carbone come quelle che ancora oggi l’ENEL mantiene.  Spendere il denaro dei contribuenti per la CCS significa sottrarre risorse alle rinnovabili e all’efficienza per una tecnologia che, anche se diventasse tecnicamente ed economicamente fattibile nel lungo periodo, non permetterebbe di ridurre le emissioni nell’immediato e anzi contribuisce a mantenere in vita impianti fossili altamente inquinanti.

Il 2015 sarà un anno molto importante. Potrebbe infatti segnare l’inizio del declino dei combustibili fossili a seguito degli accordi di Parigi. Nel 2014 in Europa l’80% della nuova potenza elettrica installata è “verde” e si prevede una forte crescita legata alla competitività della tecnologia.

Sulla scena internazionale è di tutta evidenza l’ampiezza della transizione energetica in atto verso le rinnovabili con un processo ormai irreversibile.

La riqualificazione energetica edilizia sarà la prossima rivoluzione. Il comparto edilizio sarà profondamente trasformato e si caratterizzerà per una drastica riduzione dei consumi a metà secolo e un forte contributo delle rinnovabili.

Siamo a pochi mesi dalla Cop 21 alla quale parteciperemo con la speranza di arrivare ad un accordo in grado di avviare un percorso che consenta di evitare conseguenze catastrofiche. Tale percorso coinvolgerà necessariamente il comparto edilizio, quello dei trasporti e quello della manifattura.

 

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