Finanziare il fotovoltaico nel 2017: a quali condizioni?

Finanziare il fotovoltaico nel 2017: a quali condizioni?

Quali sono le condizioni per finanziare fotovoltaico 2017? Il numero di pratiche per (ri-)finanziare impianti fotovoltaici alla ricerca di condizioni più competitive è in costante aumento: spesso conviene sopportare il costo di una penale di uscita per accedere a finanziamenti più competitivi. Nel 2017 quali sono le condizioni di finanziamento come per esempio tassi di interesse, garanzie richieste o durata? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Nardon, senior advisor REA Srl.

 

Nel 2017, la gestione o trattativa di impianti fotovoltaici si trova molto spesso alle prese con finanziamenti non più competitivi rispetto alle attuali condizioni di mercato. L’obiettivo di migliorare i flussi di cassa ha diverse ragioni e strategie risolutive: in primis si cerca di rinegoziare con la propria banca, la quale è spesso sorda a ridurre in modo significativo la propria marginalità adeguando ai tassi correnti i mutui sottoscritti al momento della realizzazione. Molto spesso si riesce ad allungare il periodo di finanziamento (o rivedere il piano di ammortamento per seguire la “farfalla” dello Spalma-Incentivi, in caso di opzione b), alleggerendo il peso delle rate del mutuo dai ricavi annuali. In alternativa, o in parallelo, si valuta una rescissione anticipata del finanziamento corrente per approfittare delle condizioni migliori attuali, al netto di eventuali penali.

 

Nel 2017 è possibile finanziare un investimento fotovoltaico?

Nel panorama finanziario italiano il fotovoltaico continua ad essere oggetto di trattamenti “contrastanti”. Impianti fotovoltaici di piccole dimensioni – e più in generale i piccoli operatori – tendono ad trovare maggiori difficoltà nello sfruttare i benefici di un rifinanziamento. A causa dei limitati volumi di affari coinvolti, i grandi istituti di credito tendono ad ignorare questa tipologia di investimenti delegando la gestione di tali pratiche all’interno delle filiali locali, che tuttavia non conoscendo il settore, tendono a trattare le pratiche come finanziamenti “corporate”, basati sul solo merito di credito dello sponsor e non considerando la capacità reddituale degli impianti stessi.

L’atteggiamento adottato tende quindi ad essere piuttosto conservativo: rifinanziare un impianto fotovoltaico di media-piccola taglia diventa piuttosto complesso a meno che attraverso la propria “banca di relazione”.

Per questo motivo le condizioni descritte di seguito si riferiscono a investimenti di medie grandi dimensioni (dal MW in su), attrattivi anche per i grandi istituti credito.

 

Finanziare fotovoltaico 2017: le condizioni

Tasso di interesse

Oggigiorno la scelta del tasso di interesse tende verso il variabile, dopo l’amara esperienza dei tassi fissi (e dei contratti derivati) nella prima fase di sviluppo del fotovoltaico, in modo da approfittare del minor costo del denaro e dai tassi di riferimento ai minimi (caso Euribor negativi).

Per investimenti fotovoltaici di medie e grandi dimensioni, a seconda del rating del creditore e della bontà del progetto, lo spread applicato sul tasso base (Euribor) si aggira tra il 2,5 e il 3,5%. Per avere un tasso fisso, considerando le attuali quotazioni IRS su 10-15 anni, i tassi fissi devono essere incrementati di circa di 1 punto percentuale, arrivando quindi tra il 3,5 e il 4,5%.

Tali valori sono da intendersi per sponsor già “conosciuti” dal sistema bancario italiano, con un buon rating e una storia di “buoni pagatori”, oltre ovviamente ad un impianto fotovoltaico caratterizzato da una consistente generazione di cassa (DSCR almeno 1,4x). Qualora non sia il caso, i tassi applicati potrebbero risultare anche superiori.

Va in generale detto come l’effetto “Draghi” stia gradualmente diminuendo in vista della fine del quantitative easing: l’eccedenza di liquidità si sta gradualmente assorbendo ed il costo del denaro sta ricominciando a salire. I tassi che vediamo ora sono già superiori di quelli ottenuti nelle operazioni del 2016 (di almeno 50 bps).

La fine del quantitative easing, unita alla forte incertezza politica che sta attraversando l’Europa (elezioni in Francia e Germania), potrebbe portare ad un ulteriore incremento dei tassi di interesse già dai prossimi mesi.

Il 2017 potrebbe quindi chiudere la “finestra di opportunità” per il rifinanziamento degli impianti fotovoltaici in Italia a tassi di interesse vantaggiosi. Questo non significa che rifinanziare non sarà più conveniente, ma sicuramente le operazioni dovranno essere valutate con maggiore attenzione anche in ragione degli alti costi di transazione. Rifinanziare debito con uno spread al 4-5% potrebbe quindi diventare non più vantaggioso.

La leva finanziaria

Oggigiorno si tende a finanziare con una leva minore rispetto al boom del fotovoltaico. E’ molto difficile superare la soglia del 75% rispetto al valore dell’investimento, con una media nell’intorno del 70% o inferiori. Leve superiori possono anche essere ottenute, a fronte della messa a disposizione di forti garanzie reali alla banca.

Durata del finanziamento

Le operazioni di finanziamento hanno spesso una durata fino a circa 2-3 anni dalla scadenza del periodo di incentivazioni. Solo i leasing si possono spingere un po’ più a lungo, anche se come regola vengono lasciati almeno 6 mesi prima della scadenza (mediamente 12).

Garanzie richieste

Le garanzie richieste variano a seconda del rating del creditore, della leva richiesta e della bontà dell’impianto fotovoltaico (come emerso dalle due diligence). Un tema di primaria importanza per rendere “bancabile” un impianto è l’avere già “superato” positivamente i controlli GSE: questo può dare una grande sicurezza agli istituti, rendendo le operazioni molto più semplici e veloci, e offrendo condizioni migliori (sia come interesse che garanzie).

La garanzia sempre richiesta per ottenere una delibera di finanziamento è la cd. cessione del credito GSE, ovvero l’eventuale trasferimento della titolarità del credito derivante dalle tariffe incentivanti.

In aggiunta, a seconda dell’istituto di credito, del rating e delle risultanze delle due diligence, la trattativa per la stipula di un finanziamento include tipicamente le seguenti garanzie:

  • ipoteca sull’area di impianto (diritto di superficie o terreno di proprietà) e privilegio speciale
  • pegno sulle quote della SPV
  • conti vincolati e riserve di cassa (DSRA)

Qualora si riesca a chiudere un finanziamento tramite il solo rilascio delle suddette garanzie, si rientrerebbe in una logica di tipo “non-recourse” ovvero senza garanzie dirette prestate dallo sponsor, struttura tipica del “project financing”. Tuttavia tale assetto non è sempre ottenibile, anche perché non di facile strutturazione, e sovente le banche possono richiedere allo sponsor ulteriori garanzie di tipo “recourse”, come garanzie personali (fideiussioni) o equity “commitment” (per es. obbligo di ricapitalizzazione).

La richiesta di garanzie personali, e talvolta anche di garanzie reali su beni terzi, è spesso presente nel caso di finanziamento di piccoli impianti, che come già anticipato, dovendosi affidare alle agenzie locali, si devono “adattare” ad un approccio di tipo “corporate” e basato in via prevalente sul merito creditizio dello sponsor. Un’alternativa per il finanziamento degli impianti di piccola taglia può essere quello del leasing, più semplice a livello di garanzie, ma con costi di accensione tipicamente più elevati (imposte d’atto in primis).

Per maggiori informazioni su operazione di (ri) finanziamento nel fotovoltaico segui il link:

https://www.milkthesun.com/finanziamenti

Grazie per la disponibilità a Lorenzo Nardon, Senior Advisor Energie Rinnovabili per REA Srl.

 

Foto copertina: shutterstock/Singkham