Opinione: In Germania quattro grandi compagnie elettriche minacciano di spegnere le proprie centrali

Le quattro principali compagnie elettriche in Germania temono per i propri profitti. La transizione energetica li rende insicuri e le centrali elettriche rischiano di diventare presto inutili. Invece di adattarsi ai tempi che cambiano, E.ON, RWE, EnBW e Vattenfall restano aggrappati ancora alle pretese del passato. Questa politica cieca mette a rischio la loro credibilità.

Le aziende intendono contrattare con la minaccia di spegnere le proprie centrali.

Da qualche giorno regna malumore nel cerchio delle quattro grandi società energetiche tedesche E.ON, RWE, EnBW e Vattenfall. Bruxelles potrebbe richiedere una correzione retroattiva per il risarcimento degli incentivi alle energie rinnovabili da cui erano esentate. L’indagine della Commissione Europea è volta ad appurare se questi aiuti di stato siano illegali.

E così i colossi dell’energia tremano. Il mercato dell’energia, che per moltissimo tempo è stato dominato in Germania dalle quattro grandi, si è ora ampliato e conta di piccoli produttori che competono per l’acquisto di quote in centrali eoliche e sempre più spesso installano impianti fotovoltaici sul tetto delle proprie aziende.

Proprio nel periodo precedente alle prossime elezioni di settembre per il parlamento, alle quali succederà con tutta probabilità la riforma della legge per le energie rinnovabili (EEG), le quattro grandi aziende elettriche si sentono messe in un angolo. Tanto che il presidente di RWE Peter Terium minaccia addirittura la chiusura delle centrali. A causa dell’attuale calo dei prezzi dal 30 al 40 per cento le centrali non sono più redditizie come un tempo, inoltre i tempi di vita di questi vecchi produttori a carbone, gas o a base nucleare si sono notevolmente ridotte. Dall’altra parte il boom delle energie rinnovabili non si arresta.

I prezzi di questi colossi in borsa sono in rapida discesa e non sembra più redditizio per le aziende continuare ad investire in energia. Secondo la Süddeutsche Zeitung i costi di produzione ormai hanno superato il prezzo di vendita e dovranno essere i servizi pubblici ed i consumatori a saldare il conto. Anche per questo motivo è necessaria al più presto una riforma della EEG.

Viste sotto questa luce ale minacce di chiusura delle grandi centrali energetiche non spaventano affatto. Innanzitutto la chiusura di una centrale elettrica non è cosa semplice: bisogna ottenere l’autorizzazione dall’Agenzia Federale della Rete (Bundesnetzagentur) e l’ultima parola spetta comunque alla legge. Si può al massimo decidere di tenere alcune centrali elettriche in modalità stand-by, ma sempre in modo da garantire la produzione di energia.

La minaccia insomma non è così grave come sembra. Fermare la produzione di una centrale elettrica è come mettere il cellulare di un top manager: si può mettere il silenziatore, ma spegnere è difficile. Per questo le lamentele delle aziende elettriche non rispecchiano un disagio reale a fronte della scarsa redditività delle proprie centrali, il loro sembra piuttosto un tentativo di intimidazione. Le riserve di grasso di E.ON, RWE, EnBW e Vattenfall sono abbastanza consistenti da non dover temere che presto muoiano di fame o che rischino il fallimento.
In definitiva, si tratta di soldi, un sacco di soldi. È difficile trattare il tema scottante delle sovvenzioni necessarie al funzionamento continuato di centrali a carbone e gas dei quattro grandi. Per dirlo con le parole di Claudia Kemfert, esperta di energia presso il DIW: “Non sussiste il pericolo di rimanere improvvisamente senza luce. In Germania abbiamo un surplus di energia elettrica. ” Si sta al solito alimentando un’atmosfera di minaccia, giocando però con i timori della gente.