Fotovoltaico e agricoltura: una combinazione possibile

Fotovoltaico e agricoltura: una combinazione possibile

Numerosi sono gli studi di centri di ricerca ed università che negli ultimi due anni hanno sostenuto e dimostrato la compatibilità tra fotovoltaico ed agricoltura. Questo connubio comporta dei vantaggi concreti sia alla produzione di energia che a quella agricola. Grazie agli impianti agro-fotovoltaici, il conflitto tra solare ed agricoltura per l’occupazione del suolo dovrebbe essere quindi finalmente superato, con un impatto positivo sull’accettazione pubblica nei confronti di questi progetti. 

Fotovoltaico: una minaccia per i terreni agricoli?

Supponendo che l’intera capacità aggiuntiva necessaria a raggiungere gli obiettivi nazionali al 2030 definiti nel PNIEC, quindi 30 GW di solare, venisse installata solo su terreno agricolo, sarebbe occupato lo 0,7% della superficie agricola utilizzata (SAU), che è poi inferiore a quella agricola totale. È evidente che la preoccupazione diffusa di “difendere” i terreni agricoli dal fotovoltaico sia di fatto infondata, a guardare l’impatto reale che quest’ultimo avrebbe sulla superficie agricola totale. Se si parla poi di progetti agro-fotovoltaici, una ricerca condotta dal Dipartimento di Ingegneria Biologica ed Ecologica dell’Oregon State University ha evidenziato che basterebbe convertire a questo tipo di progetti meno dell’1% dei terreni arabili per soddisfare la domanda globale di energia elettrica. In un recente studio pubblicato su SolarPower Europe si afferma che potrebbero essere installati ben 700 GW di progetti agro-fotovoltaici su appena l’1% dei suoli arabili europei. Insomma, un potenziale enorme.

Vantaggi dell’agro-fotovoltaico

Come già evidenziato, numerose sono le ricerche che negli ultimi anni hanno analizzato e dimostrato i vantaggi dell’agro-fotovoltaico. Gli esperimenti condotti su diversi tipi di suolo e con diverse tipologie di piante hanno evidenziato che i risultati più soddisfacenti si registrano con verdure a foglia, colture di tuberi e radici e con piante che in natura crescono già ombreggiate nel sottobosco, come fragole, ribes, mirtilli e lamponi. L’adattamento della tecnologia a diverse colture e climi garantisce un risultato ottimale. Ad esempio, si possono istallare i moduli in posizione verticale oppure ad una certa distanza dal suolo, montandoli su sostegni motorizzati che consentano di dosare la luce in base alla stagione e al meteo.

Le colture realizzate all’ombra dei moduli solari hanno effetti positivi sulla produzione agricola e fotovoltaica. Vediamo nel dettaglio perché:

  • riduzione del tasso di evaporazione delle acque di irrigazione, con conseguente minor consumo idrico: il modulo fotovoltaico crea un ambiente più fresco in estate e più caldo in inverno. In questo modo le piante subiscono un minor stress termico e richiedono meno acqua. Soprattutto per le varietà che non amano la luce solare diretta, l’ombreggiamento del modulo protegge la pianta dal rischio di surriscaldamento e disseccamento, migliorandone la crescita.
  • migliori prestazioni del modulo fotovoltaico: quando le temperature superano i 24 gradi i pannelli fotovoltaici hanno un rendimento inferiore. Grazie all’evaporazione dell’acqua creata dalle piante, il modulo si raffresca e, subendo un minor stress termino, ha prestazioni migliori.

Infine, segnaliamo che l’installazione di un impianto agro-fotovoltaico, ed in generale di un impianto fotovoltaico su terreno agricolo, incide positivamente sulla biodiversità dell’area interessata. Mantenendo un’adeguata distanza tra le fila dei moduli, è stato dimostrato infatti che la biodiversità dell’intera zona aumenta. Di questo vantaggio in particolare abbiamo trattato in questo articolo.

Agro-fotovoltaico e obiettivi al 2030

L’obiettivo di coprire il 55% della domanda elettrica con la generazione da rinnovabile, definito nel PNIEC – e da rivedere verosimilmente al rialzo data la volontà espressa dall’Europarlamento ad inizio ottobre di ridurre le emissioni del 60% al 2030 – significa che la produzione fotovoltaica deve triplicare rispetto ai livelli attuali. Considerati i risultati deludenti delle prime procedure competitive del Decreto Fer1, per raggiungere gli obiettivi al 2030, l’Italia non può rinunciare all’istallazione di impianti utility scale su terreni agricoli. L’agro-fotovoltaico potrebbe certamente contribuire nel raggiungimento del risultato pianificato. Secondo gli esperti, però, è necessario sostenere, magari con aste dedicate, gli investimenti in questa tipologia di progetti, essendo il loro costo nettamente superiore a quello dei progetti “standard”. Esempi virtuosi ci sono anche in Italia. Dalla stampa specializzata sappiamo che due progetti agro-fotovoltaici, per un totale di 60 MW, sono in via di sviluppo in Sardegna. Considerati tutti i benefici che sono emersi dalle ricerche e dagli esperimenti pratici effettuati, l’agro-fotovoltaico è certamente una possibilità da tenere in considerazione, nei casi in cui la combinazione agricoltura-fotovoltaico risulti effettivamente praticabile.

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